22 maggio 2018

LA POSTA DI ILARIAFRITTA #2



Ecco le due lettere della nuova puntata de La Posta di Ilariafritta.
 
Cara nuova dottoressa di Cioè,
ti ho cercato a lungo e finalmente ti ho trovato, non sapevo che adesso ti facessi chiamare Ilariafritta, è un nome buffo, ma non è bastato a nasconderti, quindi eccoci qui.
Oggi ti scrivo per porti un quesito spinoso: perché molti ragazzi e molte ragazze pensano che una ragazza non abbia come i ragazzi il diritto di divertirsi come meglio crede e con quanti ragazzi vuole?

La tua affezionata Gisella.

Cara Gisella,
ti rispondo solo perché la domanda che mi hai fatto è interessante, ma voglio ribadire che non sono la nuova dottoressa di Cioè e che io con Cioè non c’entro niente. Considera che so dove abiti, sulla lettera c’era il tuo indirizzo di casa. Attenta a te.
Ma veniamo ora al tuo spinoso quesito. La risposta è semplice, quello di cui tu parli si chiama maschilismo. Secondo alcuni fini pensatori, la libertà degli altri dovrebbe sempre essere un po’ meno libertà della loro, ma questo genera un tranello nel quale sono in molti a cadere, ossia negare la propria di libertà. È cosa triste, capillare, frequente. Il maschilismo di un uomo e di una donna è proprio questo, cadere in una buca e non rendersi conto di avere tutti gli strumenti per uscirne, quindi arredarla e restarci, pretendendo che ci caschino e ci restino anche gli altri.
Tu, donna libera, puoi certamente fare molto. Per esempio vivere la tua esistenza senza cadere in buche scavate da altri, stando attenta a non scavarti la tua. Puoi vivere libera dal giudizio, inseguendo la tua di volontà. Vivi e lascia vivere.
Infine, un consiglio pratico: se sai che un ragazzo pensa che una donna libera sia una “troia”, una “zoccola”, non dargli la possibilità di godere di questa fantastica cosa che è la chimica fra due persone, dato che non potrà mai apprezzarla fino in fondo. Non dargli nemmeno l‘opportunità di riprodursi. Ricorda che possiamo ancora fare la differenza nella selezione naturale.

Tua Ilariafritta (non c’entro niente con Cioè!)
 

Cara Ilariafritta,
sono Edoardo B. e ti scrivo da Napoli.
Mi piace sognare, scrivere canzoni e cantare. Amo il blues e la letteratura e penso che Pinocchio di Collodi esprima alcuni dei nodi cruciali del nostro mondo occidentale. Credo sia un libro da leggere e rileggere soprattutto da adulti, soprattutto quando le nostre vite somigliano sempre di più a quelle di un burattino con i fili. Spesso condivido i miei pensieri, che qualcuno definirebbe anarchici e che io stesso non so come etichettare (e in fondo non mi va di farlo), con i miei amici, ma loro non mi capiscono. È come se parlassimo lingue differenti e alla fine mi danno del pazzo e finisce a mazzate di goliardia. Cerco solo un po’ di comprensione a questo mondo, cerco, forse, un’isola che non c’è.

Caro Edoardo B.,
dato che non mi hai fatto una domanda vera e propria, ti rispondo con dei pensieri che i tuoi hanno suscitato in me. A proposito dell’isola che cerchi, io ti dico che, se ti prendono in giro perché continui a cercarla, tu non darti per vinto, perché chi ci ha già rinunciato e ti ride alle spalle, forse, è ancora più pazzo di te.


Ilaria Pantusa

14 maggio 2018

LA POSTA DI ILARIAFRITTA #1


Gentile Ilariafritta,
sono Giovanni, membro fondatore dell’associazione consumatori di Poggibonsi. Io e i miei concittadini ci domandiamo da un po’ di tempo quale sia il senso di fare le confezioni di Tetrapak® a forma di parallelepipedo, quando poi impediscono al succo o al latte di soia di scendere del tutto. Questo significa sprecare grosse quantità di prodotto, a ben pensarci.
Le chiediamo, quindi, di parlare con i suoi responsabili per cambiare la forma del Tetrapak® al fine di renderlo più funzionale.

Cordialmente,
Giovanni dell’Associazione Consumatori di Poggibonsi

Gentile Giovanni,
credo che tu abbia sbagliato destinatario, non sono l’Ilariafritta Tetrapak® s.r.l., ma una risposta te la voglio dare lo stesso.
Credo che il Tetrapak® a forma di parallelepipedo sia una metafora della vita e delle difficoltà che possiamo incontrare e/o dobbiamo superare e/o accettare.
Sì, insomma, caro Giovanni dell’associazione consumatori di Poggibonsi, la vita, in definitiva, tiene la cazzimma, proprio come i produttori di Tetrapak®, che non hanno mai pensato di farlo a forma di bottiglia, con buona pace del tuo latte di soia.

Con affetto,
Ilariafritta (non “Ilariafritta Tetrapak® s.r.l.)




Cara Ilariafritta,
mi chiamo Gauguin, sono francese e durante il tempo libero amo dipingere e passeggiare.
Sono un tipo silenzioso, ho pochi amici, ma buoni (il mio migliore amico si chiama Van Gogh e pure lui ama dipingere) e mi faccio spesso domande a cui non so dare una risposta. Quindi volevo chiedere a te, che magari lo sai meglio di me: da dove veniamo? Chi siamo? Dove andiamo?

Tuo Gauguin.

Caro Gauguin,
non so bene cosa ti abbia fatto pensare che io potessi avere una risposta ad un quesito che richiede tante riflessioni. Sarebbe bello poter passeggiare con te e parlarne in modo approfondito, ma sono certa che non arriveremmo comunque a nessuna conclusione, ma solo ad ulteriori domande. Perciò ti dico che dovresti proprio prendere un pennello, una tela, sederti su uno sgabello e rifletterci su attraverso quello che è il tuo hobby preferito.

In bocca al lupo per il tuo futuro,
Tua Ilariafritta.


Questo lo studio dell'opera che il mio amico Gauguin ha pensato di realizzare dopo aver ricevuto in privato la mia risposta.

Ilaria Pantusa