28 aprile 2012

L'inutile e vana lezione della nostalgia


L’inutile e vana lezione della nostalgia. Tutte le parole del mondo sarebbero troppo definite e dovrebbero dare la perfetta misura di ogni mia sensazione. Dovrei star qui a raccontare i dettagli di alcuni anni di vita e starei a rimproverarmi tante cose che ormai non possono più essere ricomposte. Di certo so che ora ho un’ulteriore visione di alcune mie azioni e non-azioni. Il passato ha mille sfaccettature perché molteplici sono le angolazioni da cui guardarlo. Il mio punto di vista, quello dei protagonisti di queste storie, quello dei nudi e crudi fatti. Il passato acquisisce nuovi valori e dà nuovi spunti per il futuro, forse.
E sto scrivendo queste poche righe perché avevo bisogno di mettere nero su bianco che ho un po’ di tristezza nel cuore e di dirmi che passerà, ma anche per ricordarmi che sono estremamente legata a questa melanconia che viene quasi cullata da ogni canzone che mi scelgo in momenti come questo, come quella che sto ascoltando ora…
… e mia sorella oggi compie 18 anni e io ricordo come ci immaginavamo questo momento quando eravamo piccole secoli fa.
… e tornerei volentieri indietro a riprendermi qualche risata e tenerla bene a mente nel caso in cui volessi buttare tutto all’aria come ho già fatto.
… e come ero io a 18 anni…
… e la canzone è finita. Buona vita.



14 aprile 2012

"Vento Dal Mare"

Andrew Wyeth, Vento dal mare, 1947



Mi piace il vento rappresentato nell' arte visiva. È come se in un'immagine si riuscisse a cogliere qualcosa che altrimenti non potrebbe essere afferrato. E questo quadro è meraviglioso, sento l'odore del mare, un profumo di cui spesso ho bisogno.
A volte lo percepisco, o forse lo immagino soltanto, eppure mi entra nelle narici un aroma di salsedine, e sto lì, ad inebriarmi, a cullarmi tra ricordi d'infanzia, quando appena arrivata a casa dei nonni, in quel posto sullo Ionio, la notte fremevo per l'imminente mattinata al mare e una volta lì correvo sulla sabbia, posavo rastrelli e secchiello e mi spalmavo la crema. E finalmente accadeva: assaporavo la temperatura dell'acqua con la punta dei piedi, sospiravo, respiravo più mare che potessi e mi tuffavo. Mi sentivo rinata, felice.
Ci stavo le ore in acqua, incurante delle rughe sui polpastrelli, nuotavo, mi immergevo, sognavo di essere un pesce, una sirena, una creatura fatta appositamente per quelle onde.
Tornavo a casa e sapevo di sale. Quell’odore mi impregnava i vestiti, i capelli. Quell’odore mi ha impregnato il cuore. E io lo respiro ancora, in questo quadro, così come in certe sere di Roma.

12 aprile 2012

"Cosa c'è Cuore di Tenebra?"


“E così/per sempre vivere…”. Con questi versi si chiude una canzone dei Baustelle, “Cuore di Tenebra”, che ha rubato il titolo ad un libro di Conrad che, anche se non abbiamo letto, conosciamo.
Quando l’ho ascoltata per la prima volta anni fa l’ho sottovalutata.
Cerco di immaginare la mia espressione all’epoca: volto impassibile. Quando finisce passo avanti con indifferenza. La linea inespressiva delle mie labbra in realtà sembra dire “Avanti il prossimo!”, come una professoressa molto poco simpatica agli esami all’università.
Ed ora. Ora il discorso è un altro. L’ho riascoltata e mi ha conquistata. Quando questa canzone non mi piaceva evidentemente non avevo il cuore pronto a coglierne l'incredibile e semplice bellezza. Alcuni momenti sono inscindibilmente legati a quel ritornello così dolce, di una dolcezza e semplicità quasi infantile.
Per quanto possa essere triste, il testo nasconde qualcosa di forte e incredibilmente positivo. Quella “luce che cancella il buio” è l’amore, che non viene definito, ma canticchiato. In quel “Amore/la la la/la la la/la la la/la la la/la la la” c’è tutto. Nulla deve essere aggiunto, basta questo per trasmettere la bellezza e il senso di salvezza del poter dire che quella luce “Sei tu/Amore”. 
Chi è la luce? Per i Baustelle, è il "tu" protagonista, quindi la salvezza sta nella persona che ne ha bisogno, eppure, una parte di me ha recepito questo come se quella salvezza fosse qualcosa di più generico, l'amore, appunto. Come si fa a non lasciarsi trascinare da una chimera del genere? Ad occhi chiusi magari, fischiettando le note finali (per chi sa fischiare).



 

Cosa c'è
cuore di tenebra
parecchio piangere
cazzotti o guai
ma c'è una luce che
cancella il buio
e non è il fulmine
e non è il sole
e neanche il bene del Signore
sei tu...
amore

La la la la la, la la la la la

Tempo fa
ragazzo tenebra
morsi di vipera
le storie tue
c'è una salvezza che
adesso stringi
e non è l'angelo
non è un miracolo
non è la mano del Signore
sei tu...
amore

La la la la la, la la la la la

E così
per sempre vivere


11 aprile 2012

Flussi di coscienza nella matassa ingarbugliata. Il mio Anno Zero



Le ultime note di una canzone accompagnano un pensiero di grandezza pochi istanti prima di iniziare a scrivere. Con la fine della canzone termina la grandezza del pensiero, quest’ultimo rimane, ma rimane piccolo e arrossisce di fronte alla propria megalomania. Non volevo iniziare così, ma avevo bisogno di dipanare questo pensiero dalla mia matassa ingarbugliata.

Sono nata in un Anno Zero e spesso penso che questa cosa mi abbia segnata nel profondo. Sono nata alla fine di un decennio e all’inizio di un altro decennio, in uno spazio bianco, il 1990, un anno zero, come ce ne sono tanti da millenni.
Io ogni tanto penso che il giorno in cui sono nata, cento anni prima, c’erano i miei padri scrittori, artisti, intellettuali in giro, e parlavano, pensavano, scrivevano, dipingevano, vivevano a cento anni di distanza da me. E a me sarebbe bastato nascere solo 100 anni prima per essere una di loro. Mi sarebbe piaciuto scrivere lettere a Montale, usare quel particolare linguaggio in codice necessario per valicare i limiti della censura fascista, avrei voluto intervistare Ungaretti insieme a Pasolini, avrei frequentato Calvino e lavorato per Einaudi insieme a lui. Cosa darei per vedere la faccia della gente la prima volta di fronte alla Merda d’artista di Manzoni, cosa darei per annullare quei cento anni di distanza.
La grandezza di certi anni d’oro la posso toccare solo andando a visitare mostre, musei, la posso sfiorare nelle pagine dei libri, durante le spesso affascinanti lezioni che seguo all’università, nelle strade che calpesto in Italia e nel resto del mondo, ma a volte sento una strana amarezza, un fastidioso senso di disillusione che non vorrei assaporare, mi ritrovo in bocca il gusto di esclusione da un qualcosa che avrei meritato, perché lo apprezzo, se fossi nata in un anno diverso da quell’anno zero che apriva l’ultimo decennio del Novecento.
(Eppure sento che un valore questo mio tempo lo ha).

02 aprile 2012

Seminario Parole e (Anti)Mafie. Il Report del primo incontro


Siccome il mio blog non è solo il contenitore dei deliri di una persona caduta dal seggiolone troppe volte, ho deciso di riportare e magari approfondire quanto appreso al seminario “Parole e (Anti)Mafie” organizzato da Libera, Link Coordinamento Universitario e da La Sapienza Università di Roma.
Bando alle corbellerie, godetevi quanto è stato detto durante l’incontro del 29 marzo nell’aula XIII di Scienze Politiche alla Sapienza. Alla fine potrete leggere il calendario dei prossimi incontri, nel caso vi dovesse interessare.


Iniziamo col dire che Libera è una rete di associazioni nazionali che nasce sulla scia dell’indignazione per le stragi mafiose del ’92 e ’93. Tra le prime iniziative figurano la raccolta firme per la proposta di legge riguardante l’utilizzo di beni comuni confiscati alle mafie; l’istituzione del 21 marzo come Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime della mafia; il contatto tra Libera e le scuole, in quanto la scuola è il luogo in cui si formano le coscienze e la personalità dei cittadini.
Libera nel 2008 è stata inserita dall’ Eurispes tra le eccellenze italiane, e attualmente conta 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base.
Libera è riconosciuta come associazione di promozione sociale dal Ministero della Solidarietà Sociale.

Dopo aver riassunto brevemente cos’è Libera, vi riporto alcuni tra i contenuti più interessanti, che in qualche modo costituiscono quello di cui si parlerà nel corso di tutto il seminario.
Punto focale è l’informazione: noi studenti dovremo realizzare un’inchiesta, e perciò via via ci saranno forniti tutti gli strumenti per poterla effettuare, senza anfibologie e imprecisioni, per ottenere risultati quanto più puntuali e originali, dato che le migliori inchieste permetteranno agli studenti di collaborare direttamente con Libera.
Il 2006, dal punto di vista dell’esposizione dell’analisi mediatica, è un anno di svolta:
- viene pubblicato “Gomorra” di Roberto Saviano
- viene arrestato Bernardo Provenzano, considerato il capo numero uno di Cosa Nostra.
Non basta però l’esposizione mediatica per combattere il fenomeno mafioso, perché se è importante che se ne parli, è altrettanto necessario che si trovi il modo giusto di rappresentare la mafia. Ad esempio, la mitizzazione di alcuni personaggi come Falcone e Borsellino può rendere l’idea della lotta alla mafia come qualcosa di utopistico. Ma a volte anche i criminali vengono mitizzati, come è accaduto con la serie “Romanzo Criminale”: Libera con una scuola ha organizzato degli incontri strutturati in più fasi. In un primo momento gli studenti sono stati coinvolti nella visione della serie televisiva e in seguito si sono impegnati in un lavoro di confronto con le vere storie di questi personaggi. L’obiettivo degli incontri, che era quello di insegnare che la televisione va guardata in modo critico, è stato raggiunto.

Il discorso va ad incentrarsi nello specifico sull’argomento mafia. Innanzitutto bisogna dire quali sono le organizzazioni mafiose e come sono strutturate:
Cosa Nostra è un’organizzazione verticale e nasce in Sicilia, la Ndrangheta è un’organizzazione orizzontale e nasce in Calabria, la Camorra, la mafia campana, è divisa per clan e la Sacra Corona Unita, che nasce in Puglia, ma che nello specifico ha acquisito sempre più potere nel Salento, è un’organizzazione flessibile.
Mentre tra anni ’70 e anni ’80 era Cosa Nostra ad avere in mano i traffici di droga, dagli anni ’90 ai giorni nostri è la Ndrangheta a possedere questa grossa fetta di mercato.
La Commissione Nazionale Antimafia stima che le mafie italiane hanno un giro d’affari di 150 miliardi di euro l’anno. Ciò significa che la mafia in Italia gestisce diverse imprese e diversi mercati, da quello della ristorazione a quello edile.
Sia a L’Aquila che per l’ Expo 2015 di Milano si è scoperto che agli appalti hanno partecipato o tentato di partecipare imprese legate alle mafie italiane.
Inoltre una recente inchiesta ha rivelato che la Camorra, nei quartieri Spagnoli a Napoli, ha aperto delle banche.
A Roma, invece, il Cafè de Paris è stato chiuso ben due volte perché nella società vi partecipava una cosca calabrese. 
Libera a gennaio ha pubblicato un dossier, “Azzardopoli”, sulle connessioni tra mafia e gioco d’azzardo, quest'ultimo pubblicizzato ovunque con piena responsabilità dello Stato. Il gioco d’azzardo è uno dei tramiti per il riciclaggio di denaro sporco.

Per la prima volta nella storia dell'Unione Europea, il 28 marzo il Parlamento Europeo ha nominato una Commissione speciale antimafia costituita da 45 membri, di cui 6 italiani.


Concludo ricordando che quest’anno si celebrano tre date importanti:
Il 30 aprile saranno passati 30 anni dall’assassinio del commissario regionale del Pci Pio La Torre e del suo collaboratore Rosario Di Salvo. L’agguato avvenne a Palermo per mano di un commando di Cosa Nostra.
Il 23 maggio e il 19 luglio invece sarà la volta del ventesimo anniversario delle stragi in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino insieme alle loro scorte.


Ecco il calendario dei prossimi appuntamenti e i luoghi in cui si terranno gli incontri:

   12 aprile: aula XIII scienze politiche dalle 16.00 alle 17.30
   20 aprile: lettere dalle 17.00 alle 18.30
   27 aprile: lettere dalle 17.00 alle 18.30
  3 maggio: aula XIII scienze politiche dalle 16.00 alle 17.30
11 maggio: lettere dalle 17.00 alle 18.30
17 maggio: aula XIII scienze politiche dalle 16.00 alle 17.30

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