17 ottobre 2012

"Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!" #1


Ricordate il film “Quinto Potere”? Ricordate cosa urla il protagonista?
“Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più”.

Prendete ad esempio il Pd, il partito ombra per eccellenza, talmente ombroso che manco si vede, ma si sente soltanto. E per l’appunto, prendete tutte le parole che pronunciano e che ci ubriacano di un indistinto bla bla bla.
La domanda che mi sorge spontanea è:
perché a noi dovrebbero interessare le primarie del Pd e il chiacchiericcio da cui si distinguono solo svariati “rottamare”, “vecchiaia”, “giovinezza”, “Renzi-Bersani-D’Alema-Veltroni”? Chi se ne frega! Io vorrei che la politica parlasse della situazione desolante del paese in cui viviamo. Certo, non mi illudo del fatto che le risposte le abbia il Pd, anche perché c’è un motivo se lo si chiama “PdmenoL”!

I buontemponi che noi eleggiamo (ma non scegliamo, grazie al Porcellum, a cui probabilmente ne seguirà un altro) non si sono mai occupati dei cittadini italiani. A quelli del Pd non sta a cuore il fatto che con la scusa della crisi sono state licenziate migliaia di persone e che grazie a ciò è difficile difendere il potere d’acquisto del singolo cittadino.
Al Pd interessa difendere Napolitano, perché il suo ex consulente giuridico D’Ambrosio parlò con Mancino, indagato nell’ambito della trattativa Stato-Mafia, suggerendogli di mettersi d’accordo con Martelli riguardo la testimonianza al processo. Tutti lo difendono a spada tratta, in tivù, sui giornali, perché lui è il Capo dello Stato e blablablà, e nessun cazzo di giornalista che ricorda a questi gran signori che non era Napolitano ad essere intercettato, bensì Mancino. Parlano con ardore della libertà del Capo dello Stato, del fatto che deve essere difesa. Ma nessuno vuole ledergliela, qui è in gioco la Verità.

Lasciamola stare la libertà.
Libertà, libertà, questa parola la masticano, la ingoiano e poi la rigurgitano sporca, puzzolente, intrisa della loro disonestà. Povera libertà, cosa ti hanno fatto? Non c’è più nessun suonatore Jones a risvegliarti, lui è sepolto nella collina con tutti gli altri.



15 ottobre 2012

C'era una volta in America...


Il titolo del terzo film della trilogia del tempo ricorda l’incipit di quelle fiabe che tutti, almeno una volta, abbiamo letto. Come le trame originali di quelle storie non proprio adatte ai bambini, C’era una volta in America racconta fatti cruenti, intrisi di sangue, il cui sapore lo si conosce fin dalla prima adolescenza.
Il 18 ottobre uscirà nelle sale la versione restaurata, contenente circa 40 minuti in più che, come racconta la figlia di Sergio Leone, lui non avrebbe voluto tagliare.
Quindi, in attesa del 18, mi son preparata vedendo il director’s cut di 229 minuti.

Finora ho visto solo altri due film di Leone: Il buono, il brutto, il cattivo e C’era una volta il West.
In C’era una volta in America ho ritrovato tutte le peculiarità del suo cinema unite insieme: la bellezza delle inquadrature, le trovate geniali per legare, attraverso l’uso sapiente della macchina da presa, tutti i fili della storia, le meravigliose musiche di Morricone, i dialoghi mai scontati, ma sempre pungenti e intrisi di saggezza, i caratteri perfettamente delineati dei personaggi sia maschili che femminili.

E a proposito di donne, le figure femminili principali di questi film sono sempre fiere, determinate, vincenti.
In un mondo selvaggio come quello del vecchio West o dell’America degli anni ’30 e ’60, dominato da uomini animaleschi che sputano, rubano, uccidono e stuprano, le donne sembrano essere le uniche ancore che assicurino gli uomini ad un qualche residuo di umanità. Un’umanità comunque rozza e sporca, se pensiamo a Claudia Cardinale in C’era una volta il West.
Il personaggio di Deborah è forse più complesso però. Lei ha un obiettivo da raggiungere e il suo cuore, apparentemente duro, viene aperto per l’unica e forse ultima volta in vita sua ad un “teppista da due soldi” che non cambierà mai. Intenso è il momento in cui lei gli legge il Cantico dei cantici e, quando lei e Noodles si incontrano anni dopo in quel ristorante sul mare, torna la poesia del Cantico, recitata da lui, tornano la bellezza e la purezza di un sentimento mai pronunciato e consumato, ma tutto questo dura poco, perché quel mondo crudo e bestiale riemerge con la tristezza e la frustrazione di sapere che quell’unico barlume di speranza, che aveva tenuto in vita Noodles durante gli anni della prigione, andrà via lontano, ad Hollywood a rincorrere il suo sogno. Ed è così che alla delicatezza di un bacio si sostituisce la brutalità dello stupro. Il cuore di Deborah si indurisce forse per sempre e i suoi occhi, 35 anni dopo, non lasciano adito ad alcun dubbio. Lei non pensava di rivedere ancora Noodles.



Leone nei suoi film ha parlato dell’amicizia in modo particolare. E infatti il protagonista principale di C’era una volta in America è il legame tra Noodles e Max, e il finale, con l’animo di De Niro assopito dall’oppio e il suo volto sorridente, lo rende evidente. La loro è un’amicizia sporca dell’asfalto della strada prima, quando Max cerca di convincere Noodles ad andare a “ripulire” le case degli ebrei fuori per la loro giornata di preghiera, ed è sporca dell’odore dei soldi dopo, quando Max consiglia ad un Noodles ubriaco e nervoso di non partecipare al colpo alla Federal Reserve.
In entrambi i casi Max si china e si lucida le scarpe, e questo gesto viene compiuto nei momenti nodali delle loro vite: quando si uniscono e quando si separano.

Questo film mi ha stregato. Non ne ho mai visto uno così assolutamente bello, e non ho mai provato prima la sensazione che tutto, inquadrature, dialoghi, personaggi, colonna sonora, fosse amalgamato perfettamente.
Magistrale il modo in cui i flashback ricostruiscono la storia, poetico il momento in cui Noodles entra nel bagno da cui spiava Deborah danzare e attraverso questo espediente e quella fessura nella parete inizia a delinearsi la vicenda.
È come se con gli occhi del protagonista, Leone ci invitasse ad assistere allo svolgersi di una storia. Quella fessura è una metafora del cinema, della narrazione, dell’io che osserva il mondo.
Buona visione.

11 ottobre 2012

Futur. Mi hanno tagliato la “o” finale perché c’è la crisi, leggere per credere.


Torno dall’università dopo aver sostenuto l’ultimo esame della sessione e quindi, finalmente, trovo il tempo per dare spazio alle mie incazzature. La molla che fa scattare in me quel qualcosa che poi mi spinge ad ammorbarvi, cari lettori, è quasi sempre quella, la beneamata rabbia.
Oggi si parla di Futuro, che è sempre al centro delle mie riflessioni. Voglio però parlare di quel Futuro scritto sui manifesti palpitanti sdegno alle manifestazioni, quel Futuro compresso in uno slogan, che non è solo un insieme di parole vuote, buone solo per essere gridate. Il Futuro ce lo stanno togliendo, rovinando, strappando, TAGLIANDO. Piace tanto ai media e alla politica usare la metafora del taglio, la proverbiale sforbiciata che ci farà uscire, lembo in meno dopo lembo in meno, dalla altrettanto proverbiale crisi economica in cui versiamo. E con la scusa vediamo a poco a poco venir meno quello che un passato quanto mai lontano da noi aveva conquistato. I diritti. Il diritto al lavoro, quello ad uno stipendio dignitoso, quello alla salute, quello alla cultura, all’istruzione e ultimo, ma non ultimo, quello al tempo libero.

E a proposito di cultura e tempo libero, sposto il mio discorso dal generale al particolare, per arrivare a quello da cui sono partite le ragnatele dei miei pensieri. Ho letto sull’Espresso che le Biblioteche sono in crisi nera (qui), sembra che alcune non erogheranno il servizio e altre dovranno ridurlo. In altri casi alcune hanno già chiuso. Non credo che debba essere io a spiegare quale sia l’importante funzione delle biblioteche, però sintetizzo così, prendendo in prestito le parole di Pennac: “[…] C’era la lettura. Non sapevo, allora, che mi avrebbe salvato”.  Non è necessario raccontare la mia esperienza di lettrice, né quella di Pennac, basti sapere che entrambi abbiamo avuto una storia scolastica, nel mio caso dal 1° al 3° anno di Liceo, non proprio rosea. Le difficoltà abbondano nel percorso della vita così come in quello scolastico, e per quanto mi riguarda, la passione per la lettura mi ha aiutata a farmi forza e a trovare il mio obiettivo, il mio unico e vero sogno in quella matassa di desideri che ero a 16 anni. E se non avessi avuto le biblioteche del Comune di Roma a portata di mano, non avrei mai potuto leggere tutti i libri che volevo, dato che i libri comunque costano, e neanche poco. E quindi mi chiedo, come faranno i figli di questa crisi, i figli del sistema scolastico stuprato (no, non sono paroloni: le classi strapiene di ragazzini, condizione naturalmente fuori legge, gli stipendi bassi dei docenti, i continui tagli alle risorse per l’istruzione), come faranno i miei futuri pargoli e quelli che nasceranno in famiglie in cui l’interesse per la lettura (e in generale per la cultura) scarseggia a “salvarsi”?
Il Futuro ce lo state riducendo in brandelli, fra poco perderemo anche le lettere necessarie per pronunciarlo questo Futuro.

02 agosto 2012

2 agosto 1980



"'Buonommo è nostro per un anno intero!'
E tutti sorrisero. Poiché una piccola debolezza di quel paese era l'ossequio ai potenti, fossero essi collaudati benefattori statali o grandi famiglie mafiose. E dopo ogni cratere di bomba e spasmo di indignazione si scatenava l'asta per i diritti cinematografici, dopo ogni grido di orrore la corsa per intervistare lo scannatore, e dopo l'abbraccio ai parenti il pensiero più o meno espresso che la vittima se l'era un po' cercata. E si correva a lavorare per il noto chiacchierato, per il riciclatore, per l'implicato, per l'amico di, e per il mafioso sì, ma tanto popolare."





Neanche a farlo apposta ho letto questo brano da "La compagnia dei celestini" di Stefano Benni proprio allo scoccare del 2 agosto, a 32 anni da quel "cratere di bomba" e da quello "spasmo di indignazione". Non credo che Benni si riferisse nello specifico a quella strage, forse parlava in maniera più generica, ma comunque stiamo parlando di uno dei tanti crateri e spasmi che hanno segnato la storia dell'Italia. Un paese che fonda la sua gloria e il suo orgoglio su un passato che non gli è mai appartenuto, un paese che somiglia ad una discarica a cielo aperto, e che è molto lontano dal rispettare i principi sanciti dalla sua Costituzione e dal Buon Senso.


Offlaga Disco Pax, "Sensibile"

‎"La parola "sensibile" è vaga come stelle dell'Orsa.

Francesca Mambro, protagonista dell'eversione nera degli anni '70,

si è presa qualche ergastolo 


per omicidi organizzati, realizzati, rivendicati, confessati, 

ma si è proclamata innocente rispetto alla strage di Bologna. 

Francesca Mambro era allora come oggi la donna di Giusva Fioravanti, 

un tizio colpevole di decine di delitti a sfondo labilmente politico. 

Delitti diventati famosi per la ferocia e la facilità con cui vennero commessi, 

spesso a danno di gente che nulla aveva a che fare con le sue cause, 

e a volte dettati dalla follia piuttosto che da un qualche credo neofascista. 

Un ragazzo la cui gioventù venne violentata da troppa televisione. 

Giusva era uno pronto per la Uno Bianca prima della Uno Bianca. 

Qualche anno fa un giudice chiese a Francesca 

perchè lo scelse come compagno di vita. 

A questa domanda rispose con una frase da ginnasio nichilista, 

lapidaria, 

nel senso di lapide: 

"Giusva era il ragazzo più sensibile che avessi mai incontrato". 

Che razza di tipacci fossero gli altri ragazzi che aveva frequentato 

non ci è dato sapere. 

Di sicuro Francesca con gli uomini non è stata fortunata, 

e la parola "sensibile" resta dubbia e ambivalente 

come il coinvolgimento dei NAR per i fatti del 2 agosto 1980. 

Francesca Mambro è citata nei ringraziamenti di un disco intitolato: 

"Abbiamo pazientato 40 anni, ora basta!" 

Sensibili anche loro. 

Per evitare di confondere la sensibilità con l'eversione fascista e stragista, 

stabiliremo dei limiti. 

Definiamo quindi neosensibilismo il nostro modo di essere sensibili. 

E tutto si distacca dalle ambiguità di Francesca Mambro 

da cui ci dissociamo anche per l'uso sconsiderato e irresponsabile del vocabolario. 

La signora Mambro e il camerata Fioravanti sono fuori di galera. 

Fa male ammettere che al momento vincono due a zero"









23 giugno 2012

L'eccellenza italiana sfrattata: la Scuola di archeologia di Via Palestro

Ciò che sta accadendo in questi giorni riguardo la sede di Via Palestro, che ospita una delle scuole di archeologia più importanti al mondo, dà la cifra di quanto la concezione dell’eccellenza in Italia sia limitata ad una sorta di vacuo modo di fare economia con l’accetta e con i piedi, più che col cervello.

Riassumendo la vicenda, la Sapienza Università di Roma ha dato l’ordine per lo sgombero senza dare indicazioni per una sede alternativa. In compenso però via Palestro diventerà , grazie al finanziamento del Miur, una residenza per studenti.

E l’archivio contenente più di 20.000 volumi di ambito preistorico e protostorico? E le attività di docenti , ricercatori e studenti? Che fine faranno? Se lo chiedono anche all’estero, da dove giungono, da parte degli atenei europei e americani, richieste di chiarimenti e da dove si ricorda, perché ai nostri eroi provinciali non viene in mente, che si tratta di un’eccellenza di livello internazionale sia nella didattica che nella ricerca.

Insomma, un po’ tutto il mondo accademico ricorda ai "manager" che hanno invaso ministeri e università, che non stiamo parlando di bruscolini, ma di cultura e di un lavoro molto importante, determinante per il futuro del nostro paese, paese che può crescere solo se si finanzia e se si fa economia in modo intelligente. E ora più che mai c’è bisogno di intelligenza.
Vi lascio con due articoli molto più accurati e più esaurienti di quanto possa esserlo il mio.



Da Giornalettismo

Dal Giornale di Lettere e Filosofia

Il link del sito e della pagina Facebook di Sapienza disperde eccellenza:


Sapienza disperde eccellenza
La pagina Facebook di Sapienza disperde eccellenza





20 giugno 2012

Giù le mani dalla legge 194

Oggi la Corte Costituzionale discute sulla legge 194, quella che, detto in parole povere, sancisce il diritto della donna di decidere se continuare o meno una gravidanza. Come scrive Alessandro Robecchi su Twitter, a decidere sono 14 uomini e una donna, "ma di aborti clandestini muoiono solo donne".
Ovviamente in Italia si è riusciti a giungere ad un tale grado di civiltà solo 34 anni fa, e dopo 34 anni non si riesce a dare per scontato che alcuni diritti devono rimanere tali, perché altrimenti Gesù Bambino, la Madonnina e tutti i santi del Paradiso piangono, perché quelle donnacce cattive sulla Terra si permettono di avere un'opinione e di decidere cosa sia meglio per se stesse. BASTA IPOCRISIA, anzi, qui c'è bisogno di più consultori e di più informazione. Siamo un paese che non può definirsi civile finché un diritto come questo viene ancora posto in discussione. 

Vi lascio con un esauriente ed interessante articolo sull'argomento, buona lettura!

Giù le mani dalla 194

di Silvia Costantino
La legge 194 del 22 maggio 1978 non è il meglio che si può desiderare in materia di regolamentazione delle interruzioni volontarie di gravidanza: è nata in seguito a un compromesso, contiene numerosi punti deboli. È una legge vetusta, troppo intrisa di morale cattolica; una legge da migliorare e modificare, sin troppo paternalista.
Ma è l’unica che abbiamo.
In questo momento la 194 è (nuovamente) da difendere: da difendere dalle strumentalizzazioni che la vogliono una legge omicida; da difendere perché, e non è retorica, altrimenti si torna a morire di ferri da calza e intossicazioni da prezzemolo; da difendere perché mette al primo posto la salute, l’integrità fisica e quella psichica della donna; e soprattutto, cosa a quanto pare non più scontata, riconosce l’autodeterminazione della donna e la considera in quanto essere umano, e non solo come contenitore di feti. Il problema della 194 è che ormai è diventata “la legge sull’aborto”: conviene, per sfatare questa falsissima diceria, dare un’occhiata leggermente più approfondita al testo.
Articolo 1: «Lo Stato garantisce il diritto alla procreazione cosciente e responsabile, riconosce il valore sociale della maternità e tutela la vita umana dal suo inizio.L’interruzione volontaria della gravidanza, di cui alla presente legge, non è mezzo per il controllo delle nascite
Articoli 2 3 e 5, sui consultori: «Il consultorio e la struttura socio-sanitaria, oltre a dover garantire i necessari accertamenti medici, hanno il compito in ogni caso, e specialmente quando la richiesta di interruzione della gravidanza sia motivata dall’incidenza delle condizioni economiche, o sociali, o familiari sulla salute della gestante, di esaminare con la donna e con il padre del concepito, ove la donna lo consenta, nel rispetto della dignità e della riservatezza della donna e della persona indicata come padre del concepito, le possibili soluzioni dei problemi proposti, di aiutarla a rimuovere le cause che la porterebbero alla interruzione della gravidanza, di metterla in grado di far valere i suoi diritti di lavoratrice e di madre, di promuovere ogni opportuno intervento atto a sostenere la donna, offrendole tutti gli aiuti necessari sia durante la gravidanza sia dopo il parto»
Articoli 7, 8, 14, sulla sicurezza e la tutela della donna: «L’interruzione della gravidanza è praticata da un medico del servizio ostetrico-ginecologico presso un ospedale generale tra quelli indicati nell’articolo 20 della legge 12 febbraio 1968, numero 132, il quale verifica anche l’inesistenza di controindicazioni sanitarie.»; «Il medico che esegue l’interruzione della gravidanza è tenuto a fornire alla donna le informazioni e le indicazioni sulla regolazione delle nascite, nonché a renderla partecipe dei procedimenti abortivi, che devono comunque essere attuati in modo da rispettare la dignità personale della donna
Articolo 9, sull’obiezione di coscienza: «L’obiezione di coscienza esonera il personale sanitario ed esercente le attività ausiliarie dal compimento delle procedure e delle attività specificamente e necessariamente dirette a determinare l’interruzione della gravidanza, e non dall’assistenza antecedente e conseguente all’intervento. » «Gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare lo espletamento delle procedure previste dall’articolo 7 e l’effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza richiesti secondo le modalità previste dagli articoli 5, 7 e 8. La regione ne controlla e garantisce l’attuazione anche attraverso la mobilità del personale
Articoli 12, 13, 18 e 19 sull’autodeterminazione e la tutela della donna: «La richiesta di interruzione della gravidanza secondo le procedure della presente legge è fatta personalmente dalla donna.» «Se la donna è di età inferiore ai diciotto anni, per l’interruzione della gravidanza è richiesto lo assenso di chi esercita sulla donna stessa la potestà o la tutela. Tuttavia, nei primi novanta giorni, quando vi siano seri motivi che impediscano o sconsiglino la consultazione delle persone esercenti la potestà o la tutela, oppure queste, interpellate, rifiutino il loro assenso o esprimano pareri tra loro difformi, il consultorio o la struttura socio-sanitaria, o il medico di fiducia, espleta i compiti e le procedure di cui all’articolo 5 e rimette entro sette giorni dalla richiesta una relazione, corredata del proprio parere, al giudice tutelare del luogo in cui esso opera. Il giudice tutelare, entro cinque giorni, sentita la donna e tenuto conto della sua volontà, delle ragioni che adduce e della relazione trasmessagli, può autorizzare la donna, con atto non soggetto a reclamo, a decidere la interruzione della gravidanza.» «Chiunque cagiona l’interruzione della gravidanza senza il consenso della donna è punito con la reclusione da quattro a otto anni. Si considera come non prestato il consenso estorto con violenza o minaccia ovvero carpito con l’inganno. La stessa pena si applica a chiunque provochi l’interruzione della gravidanza con azioni dirette a provocare lesioni alla donna.» «Chiunque cagiona l’interruzione volontaria della gravidanza senza l’osservanza delle modalità indicate negli articoli 5 o 8, è punito con la reclusione sino a tre anni.»
Articolo 15, ricerca e aggiornamento: «Le regioni, d’intesa con le università e con gli enti ospedalieri, promuovono l’aggiornamento del personale sanitario ed esercente le arti ausiliarie sui problemi della procreazione cosciente e responsabile, sui metodi anticoncezionali, sul decorso della gravidanza, sul parto e sull’uso delle tecniche più moderne, più rispettose dell’integrità fisica e psichica della donna e meno rischiose per l’interruzione della gravidanza
Questo è, in poche righe – e la legge non ne conta molte di più – il contenuto essenziale della legge. Una legge che è scritta e pensata, prima di tutto, per la tutela della donna, della sua salute, della sua sicurezza e integrità fisica, e della sua capacità decisionale.
Fino a qualche giorno fa, il controllo e la difesa della 194 erano sotto la soglia minima di attenzione. Quindi, anche se ogni tanto si sentivano o si leggevano cose inquietanti –ospedali che smettono di praticare IVG  (cosa che, peraltro, come è scritto sopra, è completamente illegale), farmacie che si rifiutano di vendere il preservativo (!) –, il dibattito non si accendeva, e l’indignazione rimaneva circoscritta a quegli (un)happy fewche, ancora, pensano che una comunità civile si ottenga favorendo l’accesso ai servizi e non continuando a ostacolarlo e negarlo sempre di più.
Si potrebbe evidenziare quanto la 194 sia da aggiornare(una diciassettenne oggi sarà anche minorenne, ma di sicuro – e, certamente, con il giusto e dovuto sostegno – è in grado di decidere per la sua vita, per la sua vita sessuale e per la sua gravidanza. Il resto è moralismo); se ne potrebbero mettere in risalto molte criticità, prima su tutte laquestione dell’obiezione di coscienza; si potrebbe anche parlare della difficoltà ad affermarsi che hanno i nuovi metodi abortivi: all’avvento delle «tecniche più moderne etc.», vedi alla voce RU-486, si è letteralmente scatenato il finimondo (inconcepibile, ed è davvero la parola giusta, l’idea di una pillola che faciliti l’espulsione del feto, con solo un po’ di mal di pancia. La donna, oltre a partorire, deve – se proprio deve – abortire con dolore, sennò non sconta abbastanza il peccato originale?).
L’argomento che più di tutti è a sostegno della 194, però, è contenuto nel testo stesso della legge. È quello composto dagli articoli 2, 3 e 5; è il più ripreso e il più ricorrente in tutto il documento. Si riassume in una sola parola: consultori. Il consultorio è un organismo fondamentale per la tutela della donna (della giovane donna in primis, per non parlare, adesso, della donna migrante), è l’asse portante di tutta la 194. E non lo è perché attraverso il consultorio si può ottenere l’autorizzazione alla IVG, ma perché in queste strutture si fa, o si dovrebbe fare, una campagna preventiva e informativa che cerchi prima di tutto di evitare che si verifichino le condizioni di una gravidanza indesiderata. Il consultorio sarebbe anche l’organismo preposto a cercare soluzioni alternative all’aborto, quando possibile, a sostenere la donna nelle sue scelte e ad accompagnarla lungo un percorso che in nessun caso può essere considerato facile e indolore. Purtroppo ad oggi questo è un concetto praticamente inesistente: non vengono rispettate quasi mai le normative che ne regolamentano la presenza sul territorio (stando a quanto si legge in giro, il rapporto tra consultori e abitanti deve essere di uno ogni 20000); né il ruolo del consultorio è pubblicizzato abbastanza. A peggiorare la situazione, i consultori – prima conquista dei movimenti femministi; teoricamente baluardo di una tutela laica della salute della donna – ultimamente sono diventati presidio dei pro-lifers. E poi ci sono i problemi legati alla scarsità di servizi erogati: non so se qualcuno di voi sia mai stato in un consultorio. Io sì, se non altro perché il servizio è completamente gratuito, ed è più veloce ottenere una visita o una prescrizione lì che non in ospedale. Bene: la ginecologa non c’è sempre, così come sempre non c’è la psicologa; per farsi visitare bisogna insistere molto – altrimenti si spiega cosa si ha, ti fanno una prescrizione, ti danno il depliant sull’anello contraccettivo e via –. Tutto, ovviamente, per questioni di tempo e sovraffollamento: un solo consultorio (o due ma aperti a mezzo servizio come nel caso senese) non può gestire un’intera popolazione di giovani donne. È un problema serio, che lascia capire quanto poco di questa legge sia rimasto realmente importante, e in quale maniera la 194 sia stata travisata.
È per questo che, ad oggi, è così facile attaccarla, accusandola di essere una legge pro-aborto, addirittura di andare contro le direttive europee sulla salvaguardia della vita umana. La questione che si dibatte oggi alla Corte Costituzionale nasce dalla denuncia di un giudice di Spoleto in seguito alla “scandalosa” notizia della diciassettenne che, con serie e ponderate motivazioni, ha chiesto di abortire senza che se ne richiedesse il parere ai genitori. Il problema sono le tesi a sostegno della denuncia, che, evidentemente, non hanno niente a che vedere con la patria potestà e la condizione di minorenne della ragazzina. Il giudice che doveva decidere per il caso della (povera) ragazzina di Spoleto afferma infatti che l’articolo in questione della legge andrebbe contro le direttive europee sulla tutela della vita umana: «la facoltà prevista dall’articolo 4 della legge 194 di procedere volontariamente all’interruzione della gravidanza entro i primi 90 giorni dal concepimento comporta “l’inevitabile risultato della distruzione di quell’embrione umano che è stato riconosciuto quale soggetto da tutelarsi in modo assoluto”» (a questo proposito vorrei anche far notare che nella legge è detto esplicitamente che, quando ci siano le possibilità di sopravvivenza del feto il medico deve fare di tutto perché questo avvenga). Mi stupisce, sinceramente, come nessuno dei giornali che ha riportato la notizia abbia notato una lieve contraddizione. I testi degli articoli parlano della questione di Spoleto – che coinvolgerebbe soprattutto l’articolo 12, sull’interruzione di gravidanza senza tutela genitoriale in caso di minore età – e poi riportano candidamente che ad essere in discussione è l’articolo 4 sulla legittimità dell’IVG entro 90 giorni dal concepimento nel caso siano valide le circostanze che attestano un serio pericolo per la salute fisica o psichica della donna in caso di prosecuzione della gravidanza. Che poi significa di fatto che è in discussione l’IVG, visto che dopo i tre mesi l’aborto è illegale a meno che non si verifichino gravi complicazioni: cioè, è in discussione l’intera legge 194 del 22 maggio 1978.
Sull’equivalenza tra essere umano e feto, e sulla concezione (colpevolizzante e oggettuale) che i prolifers hanno della donna e del parto stesso, sono stati scritti tanti articoli. Molti di questi adesso si trovano facendo una ricerca su twitter, con l’hashtag #save194, che è importante oggi e sarà importante domani. Si spera che oggi la Corte costituzionale si faccia una grassa risata sui moralismi bigotti mascherati da europeismo del giudice di Spoleto: se così non avverrà le conseguenze saranno inimmaginabili? No, si immaginano facilmente, basta pensare a com’era la situazione trentacinque anni fa. Nel 1977.
#save194, ora e sempre.
1 Ma tanto da aggiornare che l’ammontare delle multe, nel testo, è ancora espresso in lire. Al tasso del 1978 («La donna è punita con la multa fino a lire centomila.»).

19 giugno 2012

Io sapevo cosa avrei fatto da grande, ma ora?


La differenza tra me e una qualsiasi altra persona che vive in questo mondo la fa la capacità di scegliere cosa è meglio per sé. Se io sapessi cosa voglio partirei avvantaggiata. Questo pensavo a 19 anni appena compiuti, quando a pochi giorni dagli esami di maturità sapevo già in quale università mi sarei iscritta, in cosa mi sarei laureata e cosa volevo fare da grande. Un anno dopo scrivevo per un giornale e i primi esami all’università erano andati bene. Sono passati tre anni da quelle scelte e dai conseguenti risultati e mi ritrovo un passo indietro rispetto ad allora. Sono sopraggiunte le inevitabili complicazioni del caso e, credetemi, io la forza per andare avanti ce l’avevo, ma ora, devo ammetterlo a me stessa, sono stanca. Ciò in cui credevo sta appassendo, mi sento confusa e disarmata, tutto va a rilento e non c’è quasi nulla che risvegli in me la fiducia verso il futuro. Ogni tanto mi viene qualche idea per un racconto o per un romanzo, ma sono tutti progetti che restano tra i miei pensieri nebulosi, così mi dico che ci penserò dopo gli esami e lascio ai 160 caratteri di un sms salvato tra le bozze i personaggi e le storie di un possibile romanzo.
Il mio desiderio più grande, ora, è quello di essere una donna soddisfatta e felice perché ha saputo compiere le proprie scelte e ha saputo far crescere ciò che ha seminato. Non voglio ritrovarmi tra qualche anno a pensare alla mia vita come ad una selva oscura, farmi trascinare dai venti del caso, perdere il controllo del timone, incespicare nel timore degli errori, dimenticare come ci si sente quando si fa qualcosa per passione, non sapere più cosa sono i sogni e l’amore per essi.

09 giugno 2012

City is my Church

Ho voglia di respirare il profumo della mia Roma di notte, 
quando sa di gelsomino e anche un po' di mare. 


City is my Church.



M83, "Midnight City", buon ascolto!


02 giugno 2012

Il vaffanculo del giorno

Oggi dedico il mio vaffanculo alla Northern Petroleum, che di recente ha ottenuto il permesso di eseguire ispezioni sismiche nel mar Adriatico, e per la precisione all'altezza della costa del Salento e del Barese. Sarebbe interessante sapere da chi ha ricevuto l'autorizzazione. Prima di riportarvi un articolo di Informazione Libera, che lo spiega meglio di quanto possa fare io, vi mostro qualche immagine di uno dei luoghi più belli esistenti al mondo.


Questo meraviglioso tratto di costa è Porto Badisco, in provincia di Lecce. 


Questo invece è un tratto della costa della zona di Ostuni, che fa parte dell'area nella quale avverranno le ispezioni sismiche e in cui,nel caso della presenza di pozzi, potrebbero essere poste le piattaforme petrolifere.

Vi lascio all'articolo di Informazione Libera.

Trivellazioni in Adriatico: la Northern Petroleum ha ottenuto il permesso di eseguire ispezioni sismiche



E’ proprio di queste ultime ore la notizia fondata e apparsa sul blog della nota scienziata italo-americana Maria Rita D’Orsogna, secondo la quale la Northern Petroleum ha ottenuto di recente il permesso di eseguire ispezioni sismiche con la tecnica dell’air-gun nell’area di Monopoli-Ostuni-Brindisi in due proposti campi di petrolio chiamati Rovesti e Giove. E’ stata la stessa Northem Petrleum ad annunciare, il 28 luglio scorso, di aver ottenuto le concessioni nel salento/barese indicate come d.39 FR-NP e d40 FR-NP: inizio ispezioni sismiche, ottobre 2011, inizio trivellazioni, se tutto va bene: 2012, qualita’ di petrolio scadente, quantita’ di petrolio? Quanto basta all’Italia per 1 mese. Il direttore resposabile della Northern Petroleum, Derek Musgrove, aggiunge che “l’esplorazione dell’Adriatico Merdionale e’ una priorita’ per la Northern Petroleum” e che la ditta intende procedere velocemente con l’air-gun in modo da identificare i siti da trivellare già all’inizio del 2012”. Le ispezioni sismiche sono violente esplosioni di aria compressa in mare che permettono di dare stime sui giacimenti delle riserve di petrolio grazie ai segnali riflessi. Sono dannosi al pescato, al delicato equilibrio marino e alla vita dei cetacei che spesso possono spiaggiare. Soprattutto sono il primo passo verso la petrolizzazione dei mari del Salentino e del Barese, che si concluderà secondo le intenzioni della Northern Petroleum, con l’installazione di almeno nove piattaforme a mare. Inevitabilmente, queste porteranno con se perdite di petrolio e rilasci di materiale inquinante, dannoso a pesci e all’uomo, e la possibilità di disastrosi scoppi e incidenti.
L’invito rivolto dalla prof.ssa D’Orsogna “è alle comunità costali della Puglia a prendere conoscenza della problematica e ad attivarsi presso il Ministero dell’Ambiente per opporsi in maniera ufficiale ai propositi della Northern Petroleum. E’ possibile inviare osservazioni dicontrarieta’ come previsto dalle norme europee e secondo le quali per progetti di così  forte impatto ambientale, l’opinione del pubblico e di enti locali e’ vincolante. Sconfiggere i petrolieri e’ possibile, come dimostrano diverse vittorie in altre comunità italiane. L’ingrediente più importante e’ di gran lunga l’informazione e la partecipazione popolare”. L’invito alle Autorità politiche locali è ad avversare con i mezzi a disposizioni la scellerata politica energetica nazionale.

Info: http://dorsogna.blogspot.com


http://www.monopoli.tv/2011/08/trivellazioni-in-adriatico-la-northern-petroleum-ha-ottenuto-il-permesso-di-eseguire-ispezioni-sismiche/ 

30 maggio 2012

Quell'anno mia nonna si sposava col Papa


Quell’anno mia nonna si sposava col Papa. Era stata preparata una cerimonia sfarzosa, gli invitati erano molti, autorità da tutto il mondo, un corpo di ballo composto da tutte le persone che avevo conosciuto nella mia vita fino al 5° anno di liceo, che si dibatteva a suon di Beatles.
Io avevo cercato a lungo un abito adeguato. Ne avevo trovato uno a buon prezzo. Quando arrivo alla cerimonia vedo che tutti ballano e cantano. Volevo far parte anche io del corpo di ballo, ma ero vestita di nero e loro di viola, così ero esclusa da ogni passo e non potevo far vedere a mia nonna quanto fossi brava.
Scappo via, offesa e annoiata e mi imbatto in una cosa non ben definita che rotola sanguinante. Improvvisamente da una fogna spunta un braccio sporco e peloso e afferra l’oggetto. Sento un rumore di mandibole al lavoro. Terrorizzata fuggo, corro in una fontana, cerco acqua, temo di essere infetta anche io da quella strana malattia che da settimane sta perseguitando il povero popolo greco. I cannibali li cercano, li infettano, se li mangiano. E anche io sono greca. Corro in uno sgabuzzino, cerco la luce, guardo meglio, altre porte, entro più a fondo, non potranno trovarmi.
Poi mamma mi sveglia e io cerco disperatamente di continuare il sogno, ma non ci riesco.

P.S. Non tentate di psicanalizzarmi, non è una novità la mia instabilità psichica. Piuttosto, questo sogno non vi sembra una meravigliosa metafora della realtà attuale?

New Day


Fare musica con le parole non è facile, certamente. Hanno inventato un linguaggio apposito, composto di segni suoi. I poeti che riuscivano a rendere musicali i loro componimenti usavano figure retoriche, regole metriche, licenze poetiche. Oggi si è soliti avere la licenza poetica per cose che con la poesia non c’entrano nulla, vedi gli errori, vedi le cazzate sparate con troppa leggerezza. Con leggerezza il sole mi colpiva gli occhi e non riuscivo a guardare nello schermo, poi mi sono accorta che il modo per risolvere il problema c’era, e allora ho abbassato la serranda.
Nulla in un nuovo giorno, nulla e tutto, nulla è tutto. Ci sono le solite cose più che altro, le solite soluzioni irrazionali per problemi molto pratici, come i 2 centesimi di accise sulla benzina per tamponare i danni del terremoto in Emilia, l’ormai insensata parata militare del 2 giugno, i rimborsi ai partiti, che gli italiani avevano abolito con un referendum, Alemanno che afferma che gli abbonamenti dell’Atac rimarranno invariati, peccato che io al posto di spendere 18 € ne ho spesi 35€ e il mensile è lo stesso, e i disguidi gli stessi, e io sono stanca che ogni nuovo giorno inizi così, con le cose vecchie.
Robert Smith pensaci tu.


21 maggio 2012

Ilariafritta

Alla fine, quella che era una battuta, una burla, è diventata il nuovo titolo del mio blog.
A suggerirlo è stato Alessio Avallone che, oltre ad essere il mio ragazzo, è anche un fumettaro. Una notte, preso dall'insonnia, ha deciso che doveva assolutamente ideare l'immagine per il titolo di questo blog e quando me l'ha fatta vedere non ho potuto resistere, e ho deciso che "Ilariafritta" DOVEVA essere il nuovo titolo.
Ecco a voi, in tutto il suo splendore, Ilariafritta!

P.S. QUI potrete visualizzare il blog di Alessio.

17 maggio 2012

Un nuovo nome al mio blog

Ho deciso di cambiare il nome al blog. Siccome non mi viene in mente nulla, chiedo a voi, pochi lettori, un aiutino! Chi avrà suggerito il nome migliore vincerà qualcosa! Giuro!

28 aprile 2012

L'inutile e vana lezione della nostalgia


L’inutile e vana lezione della nostalgia. Tutte le parole del mondo sarebbero troppo definite e dovrebbero dare la perfetta misura di ogni mia sensazione. Dovrei star qui a raccontare i dettagli di alcuni anni di vita e starei a rimproverarmi tante cose che ormai non possono più essere ricomposte. Di certo so che ora ho un’ulteriore visione di alcune mie azioni e non-azioni. Il passato ha mille sfaccettature perché molteplici sono le angolazioni da cui guardarlo. Il mio punto di vista, quello dei protagonisti di queste storie, quello dei nudi e crudi fatti. Il passato acquisisce nuovi valori e dà nuovi spunti per il futuro, forse.
E sto scrivendo queste poche righe perché avevo bisogno di mettere nero su bianco che ho un po’ di tristezza nel cuore e di dirmi che passerà, ma anche per ricordarmi che sono estremamente legata a questa melanconia che viene quasi cullata da ogni canzone che mi scelgo in momenti come questo, come quella che sto ascoltando ora…
… e mia sorella oggi compie 18 anni e io ricordo come ci immaginavamo questo momento quando eravamo piccole secoli fa.
… e tornerei volentieri indietro a riprendermi qualche risata e tenerla bene a mente nel caso in cui volessi buttare tutto all’aria come ho già fatto.
… e come ero io a 18 anni…
… e la canzone è finita. Buona vita.



14 aprile 2012

"Vento Dal Mare"

Andrew Wyeth, Vento dal mare, 1947



Mi piace il vento rappresentato nell' arte visiva. È come se in un'immagine si riuscisse a cogliere qualcosa che altrimenti non potrebbe essere afferrato. E questo quadro è meraviglioso, sento l'odore del mare, un profumo di cui spesso ho bisogno.
A volte lo percepisco, o forse lo immagino soltanto, eppure mi entra nelle narici un aroma di salsedine, e sto lì, ad inebriarmi, a cullarmi tra ricordi d'infanzia, quando appena arrivata a casa dei nonni, in quel posto sullo Ionio, la notte fremevo per l'imminente mattinata al mare e una volta lì correvo sulla sabbia, posavo rastrelli e secchiello e mi spalmavo la crema. E finalmente accadeva: assaporavo la temperatura dell'acqua con la punta dei piedi, sospiravo, respiravo più mare che potessi e mi tuffavo. Mi sentivo rinata, felice.
Ci stavo le ore in acqua, incurante delle rughe sui polpastrelli, nuotavo, mi immergevo, sognavo di essere un pesce, una sirena, una creatura fatta appositamente per quelle onde.
Tornavo a casa e sapevo di sale. Quell’odore mi impregnava i vestiti, i capelli. Quell’odore mi ha impregnato il cuore. E io lo respiro ancora, in questo quadro, così come in certe sere di Roma.

12 aprile 2012

"Cosa c'è Cuore di Tenebra?"


“E così/per sempre vivere…”. Con questi versi si chiude una canzone dei Baustelle, “Cuore di Tenebra”, che ha rubato il titolo ad un libro di Conrad che, anche se non abbiamo letto, conosciamo.
Quando l’ho ascoltata per la prima volta anni fa l’ho sottovalutata.
Cerco di immaginare la mia espressione all’epoca: volto impassibile. Quando finisce passo avanti con indifferenza. La linea inespressiva delle mie labbra in realtà sembra dire “Avanti il prossimo!”, come una professoressa molto poco simpatica agli esami all’università.
Ed ora. Ora il discorso è un altro. L’ho riascoltata e mi ha conquistata. Quando questa canzone non mi piaceva evidentemente non avevo il cuore pronto a coglierne l'incredibile e semplice bellezza. Alcuni momenti sono inscindibilmente legati a quel ritornello così dolce, di una dolcezza e semplicità quasi infantile.
Per quanto possa essere triste, il testo nasconde qualcosa di forte e incredibilmente positivo. Quella “luce che cancella il buio” è l’amore, che non viene definito, ma canticchiato. In quel “Amore/la la la/la la la/la la la/la la la/la la la” c’è tutto. Nulla deve essere aggiunto, basta questo per trasmettere la bellezza e il senso di salvezza del poter dire che quella luce “Sei tu/Amore”. 
Chi è la luce? Per i Baustelle, è il "tu" protagonista, quindi la salvezza sta nella persona che ne ha bisogno, eppure, una parte di me ha recepito questo come se quella salvezza fosse qualcosa di più generico, l'amore, appunto. Come si fa a non lasciarsi trascinare da una chimera del genere? Ad occhi chiusi magari, fischiettando le note finali (per chi sa fischiare).



 

Cosa c'è
cuore di tenebra
parecchio piangere
cazzotti o guai
ma c'è una luce che
cancella il buio
e non è il fulmine
e non è il sole
e neanche il bene del Signore
sei tu...
amore

La la la la la, la la la la la

Tempo fa
ragazzo tenebra
morsi di vipera
le storie tue
c'è una salvezza che
adesso stringi
e non è l'angelo
non è un miracolo
non è la mano del Signore
sei tu...
amore

La la la la la, la la la la la

E così
per sempre vivere


11 aprile 2012

Flussi di coscienza nella matassa ingarbugliata. Il mio Anno Zero



Le ultime note di una canzone accompagnano un pensiero di grandezza pochi istanti prima di iniziare a scrivere. Con la fine della canzone termina la grandezza del pensiero, quest’ultimo rimane, ma rimane piccolo e arrossisce di fronte alla propria megalomania. Non volevo iniziare così, ma avevo bisogno di dipanare questo pensiero dalla mia matassa ingarbugliata.

Sono nata in un Anno Zero e spesso penso che questa cosa mi abbia segnata nel profondo. Sono nata alla fine di un decennio e all’inizio di un altro decennio, in uno spazio bianco, il 1990, un anno zero, come ce ne sono tanti da millenni.
Io ogni tanto penso che il giorno in cui sono nata, cento anni prima, c’erano i miei padri scrittori, artisti, intellettuali in giro, e parlavano, pensavano, scrivevano, dipingevano, vivevano a cento anni di distanza da me. E a me sarebbe bastato nascere solo 100 anni prima per essere una di loro. Mi sarebbe piaciuto scrivere lettere a Montale, usare quel particolare linguaggio in codice necessario per valicare i limiti della censura fascista, avrei voluto intervistare Ungaretti insieme a Pasolini, avrei frequentato Calvino e lavorato per Einaudi insieme a lui. Cosa darei per vedere la faccia della gente la prima volta di fronte alla Merda d’artista di Manzoni, cosa darei per annullare quei cento anni di distanza.
La grandezza di certi anni d’oro la posso toccare solo andando a visitare mostre, musei, la posso sfiorare nelle pagine dei libri, durante le spesso affascinanti lezioni che seguo all’università, nelle strade che calpesto in Italia e nel resto del mondo, ma a volte sento una strana amarezza, un fastidioso senso di disillusione che non vorrei assaporare, mi ritrovo in bocca il gusto di esclusione da un qualcosa che avrei meritato, perché lo apprezzo, se fossi nata in un anno diverso da quell’anno zero che apriva l’ultimo decennio del Novecento.
(Eppure sento che un valore questo mio tempo lo ha).

02 aprile 2012

Seminario Parole e (Anti)Mafie. Il Report del primo incontro


Siccome il mio blog non è solo il contenitore dei deliri di una persona caduta dal seggiolone troppe volte, ho deciso di riportare e magari approfondire quanto appreso al seminario “Parole e (Anti)Mafie” organizzato da Libera, Link Coordinamento Universitario e da La Sapienza Università di Roma.
Bando alle corbellerie, godetevi quanto è stato detto durante l’incontro del 29 marzo nell’aula XIII di Scienze Politiche alla Sapienza. Alla fine potrete leggere il calendario dei prossimi incontri, nel caso vi dovesse interessare.


Iniziamo col dire che Libera è una rete di associazioni nazionali che nasce sulla scia dell’indignazione per le stragi mafiose del ’92 e ’93. Tra le prime iniziative figurano la raccolta firme per la proposta di legge riguardante l’utilizzo di beni comuni confiscati alle mafie; l’istituzione del 21 marzo come Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime della mafia; il contatto tra Libera e le scuole, in quanto la scuola è il luogo in cui si formano le coscienze e la personalità dei cittadini.
Libera nel 2008 è stata inserita dall’ Eurispes tra le eccellenze italiane, e attualmente conta 1500 associazioni, gruppi, scuole, realtà di base.
Libera è riconosciuta come associazione di promozione sociale dal Ministero della Solidarietà Sociale.

Dopo aver riassunto brevemente cos’è Libera, vi riporto alcuni tra i contenuti più interessanti, che in qualche modo costituiscono quello di cui si parlerà nel corso di tutto il seminario.
Punto focale è l’informazione: noi studenti dovremo realizzare un’inchiesta, e perciò via via ci saranno forniti tutti gli strumenti per poterla effettuare, senza anfibologie e imprecisioni, per ottenere risultati quanto più puntuali e originali, dato che le migliori inchieste permetteranno agli studenti di collaborare direttamente con Libera.
Il 2006, dal punto di vista dell’esposizione dell’analisi mediatica, è un anno di svolta:
- viene pubblicato “Gomorra” di Roberto Saviano
- viene arrestato Bernardo Provenzano, considerato il capo numero uno di Cosa Nostra.
Non basta però l’esposizione mediatica per combattere il fenomeno mafioso, perché se è importante che se ne parli, è altrettanto necessario che si trovi il modo giusto di rappresentare la mafia. Ad esempio, la mitizzazione di alcuni personaggi come Falcone e Borsellino può rendere l’idea della lotta alla mafia come qualcosa di utopistico. Ma a volte anche i criminali vengono mitizzati, come è accaduto con la serie “Romanzo Criminale”: Libera con una scuola ha organizzato degli incontri strutturati in più fasi. In un primo momento gli studenti sono stati coinvolti nella visione della serie televisiva e in seguito si sono impegnati in un lavoro di confronto con le vere storie di questi personaggi. L’obiettivo degli incontri, che era quello di insegnare che la televisione va guardata in modo critico, è stato raggiunto.

Il discorso va ad incentrarsi nello specifico sull’argomento mafia. Innanzitutto bisogna dire quali sono le organizzazioni mafiose e come sono strutturate:
Cosa Nostra è un’organizzazione verticale e nasce in Sicilia, la Ndrangheta è un’organizzazione orizzontale e nasce in Calabria, la Camorra, la mafia campana, è divisa per clan e la Sacra Corona Unita, che nasce in Puglia, ma che nello specifico ha acquisito sempre più potere nel Salento, è un’organizzazione flessibile.
Mentre tra anni ’70 e anni ’80 era Cosa Nostra ad avere in mano i traffici di droga, dagli anni ’90 ai giorni nostri è la Ndrangheta a possedere questa grossa fetta di mercato.
La Commissione Nazionale Antimafia stima che le mafie italiane hanno un giro d’affari di 150 miliardi di euro l’anno. Ciò significa che la mafia in Italia gestisce diverse imprese e diversi mercati, da quello della ristorazione a quello edile.
Sia a L’Aquila che per l’ Expo 2015 di Milano si è scoperto che agli appalti hanno partecipato o tentato di partecipare imprese legate alle mafie italiane.
Inoltre una recente inchiesta ha rivelato che la Camorra, nei quartieri Spagnoli a Napoli, ha aperto delle banche.
A Roma, invece, il Cafè de Paris è stato chiuso ben due volte perché nella società vi partecipava una cosca calabrese. 
Libera a gennaio ha pubblicato un dossier, “Azzardopoli”, sulle connessioni tra mafia e gioco d’azzardo, quest'ultimo pubblicizzato ovunque con piena responsabilità dello Stato. Il gioco d’azzardo è uno dei tramiti per il riciclaggio di denaro sporco.

Per la prima volta nella storia dell'Unione Europea, il 28 marzo il Parlamento Europeo ha nominato una Commissione speciale antimafia costituita da 45 membri, di cui 6 italiani.


Concludo ricordando che quest’anno si celebrano tre date importanti:
Il 30 aprile saranno passati 30 anni dall’assassinio del commissario regionale del Pci Pio La Torre e del suo collaboratore Rosario Di Salvo. L’agguato avvenne a Palermo per mano di un commando di Cosa Nostra.
Il 23 maggio e il 19 luglio invece sarà la volta del ventesimo anniversario delle stragi in cui persero la vita Giovanni Falcone e Paolo Borsellino insieme alle loro scorte.


Ecco il calendario dei prossimi appuntamenti e i luoghi in cui si terranno gli incontri:

   12 aprile: aula XIII scienze politiche dalle 16.00 alle 17.30
   20 aprile: lettere dalle 17.00 alle 18.30
   27 aprile: lettere dalle 17.00 alle 18.30
  3 maggio: aula XIII scienze politiche dalle 16.00 alle 17.30
11 maggio: lettere dalle 17.00 alle 18.30
17 maggio: aula XIII scienze politiche dalle 16.00 alle 17.30

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