“La notte ha il suo profumo e puoi
cascarci dentro / ché non ti vede nessuno” cantava Lucio Dalla e la notte il
suo profumo lo ha.
In realtà ne ha tanti e diversi.
A volte la notte sa del gelo dell’inverno,
che sul finire di Agosto mi manca sempre, perché un po’ mi piace che il naso mi
diventi tutto rosso ed escano le nuvole
insieme alle parole.
Altre volte la notte ha l’odore dolce
dei corpi che si sono mescolati fino a confondersi al punto che non si sa più
quale sia il tuo odore e quale il suo, e la meraviglia è proprio continuare ad
annusarsi la pelle e i vestiti finché non ci si riaddormenta ormai lontani,
ognuno nel proprio letto.
La notte ha un suo profumo specifico
nel mese di Maggio, quando i fiori impongono con prepotenza la loro presenza, e
anche se non li vedi, li senti, mentre l’aria tiepida entra dai finestrini
finalmente abbassati dell’auto in corsa.
La notte – ci hanno insegnato – la notte
è pericolosa, la notte è troppo buia per essere vissuta con spensieratezza, di
notte – dicono – deve esserci sempre qualcosa di sinistro.
A me invece la notte piace.
La notte è un guscio che mi avvolge,
mi ci rintano e tutto il resto del mondo rimane fuori, entra solo se voglio che
entri. La notte è la mia libertà.
Mi piace anche quando sono sola su un
autobus notturno che mi riporta verso il posto dove ho lasciato l’auto, quando
imparo a prendere confidenza con le sue anime stanche – che dormono e russano
come nel loro letto – o solo ubriache – con la testa che ciondola e gli occhi
troppo rossi.
Allora finalmente rilasso le gambe e
la smetto di stare rannicchiata sul mio sedile, ascolto il rumore degli
pneumatici che quasi litigano con i sampietrini, mentre dietro il Colosseo si
allontana avvolto nella sua solita aura di indifferente e maestosa bellezza
eterna.
Forse non c’è bellezza nel puzzo di alcool
mischiato a quello di frittura che qualcuno si porta addosso, però c’è bellezza
nel senso di profonda solitudine che mi avvolge, nella sicurezza in me stessa
che piano piano mette le radici dentro me, nel passo svelto, ma deciso, con cui
mi avvio verso la mia Lancia Y del ’99, nel continuare ad annusare la notte con
la curiosità di un animale, per ricordare, magari tra vent’anni, che la notte
ha sempre un suo profumo, e che puoi cascarci dentro, ché davvero, davvero, non
ti vede nessuno.