Il tempo dell’effimero è attraente,
affascinante, offre godimento, ma dura poco e non lascia molto. Il mondo, la
vita, le giornate, tutto è talmente strabordante di effimero, che si fa fatica a
riconoscerlo e a distinguere.
Sì, le lusinghe del possesso – di qualcosa,
di qualcuno, una posizione di prestigio, una compagna o un compagno di vita –,
la seduzione dei soldi – “averne tanti da far crepare d’invidia” –, la
rassicurante routine del quotidiano – “le vetrine, i caffè” –, ma poi anche il
protagonista di “Rosita”, questa canzone di Rino Gaetano, deve “fermarsi a
pensare” e tornare sé stesso.
Tornare sé stesso. Spesso questo
passaggio mi ha fatto pensare.
In questa canzone è descritto un mondo,
quello della vita di tutti i giorni di un individuo qualsiasi che ognuno di noi
potrebbe incarnare. Un mondo che si regge su illusioni, su quello che Elsa
Morante definirebbe “irrealtà”, un mondo che nega la reale felicità, che anche
quando è piena di sofferenza è più gioiosa della felicità degli “Infelici Molti”
(cito a memoria dalla “Canzone degli F.P. e degli I.M.”). È, quello dei “Felici Pochi” invece, un mondo che non
protegge da nulla e che niente assicura, ma è un mondo nel quale è possibile
riuscire ad avvicinarsi alla comprensione di significati profondi e a quella
felicità vera e piena di gioia.
È quello a cui si avvicina il
personaggio cantato da Rino Gaetano quando incontra Rosita:
Ieri ho incontrato Rosita
perciò questa vita valore non ha
Non hanno valore quindi i quattrini, i
vestiti di raso, non ha valore neanche “Daniela” che lo aspetta all’ascensore.
Tutto crolla, anche le futili distinzioni tra sesso e amore, quando ad esempio
dice “con un’altra farei chissà che/ con
Daniela l’amore”.
Sono tutti pensieri di una vita che si
riflette vuota di vitalità nello specchio della coscienza di chi ha incontrato “Rosita, di bianco vestita”.
Rino Gaetano descrive con tanti dettagli
la “vita-non vita” (come la chiamo io), ma non dice come è la “vita-vita” (il
post-Rosita), forse perché, essendo il radicale opposto della prima, è
indescrivibile e addirittura inconoscibile razionalmente, ossia è qualcosa di
comprensibile solo attraverso l’esperienza sensibile.
È però qualcosa che ha un effetto a
primo impatto devastante: crollano certezze, ma a crollare a ben vedere sono le
illusioni, quelle di una vita-non vita.
Ognuno di noi potrebbe ritrovarsi nei versi di questa canzone scritta 40
anni fa, ognuno di noi potrebbe ritrovare in qualcosa o qualcuno la propria “Rosita”,
che, come disse Rino Gaetano in un’intervista, altro non è che un ideale.