22 dicembre 2010

The Clash, Sandinista. 'The only band that matters'


Oggi ricorre l' 8° anniversario della morte di Joe Strummer. Come non potevo celebrarlo nel blog che porta il nome di una splendida canzone dei Clash? Per di più la rubrica musicale ha rubato il nome ad un altro loro brano, dunque è mio dovere di folle amante dei Clash pubblicare la recensione di 'Sandinista!'.
Da 8 anni il mondo è meno bello. R.I.P. Joe Strummer

La musica non sarebbe la stessa se i Clash non fossero esistiti. Loro l’hanno riscritta, mescolata e hanno mostrato il volto costruttivo del punk, se di punk si può parlare.Sandinista! è il lavoro più ricco di contaminazioni del gruppo britannico, reggae, dub, rap, rock si incontrano e si uniscono a testi di denuncia sociale e politica, volti a far riflettere, per una realtà migliore che non si bruci nel “No future” digrignato dai Sex Pistols. Il titolo stesso vuole essere provocatorio: si riferisce al movimento di liberazione nazionale nicaraguense che negli anni ’60 andò al potere scacciando il dittatore Somoza. La politica dei sandinisti scatenò la reazione degli USA, i quali finanziarono i gruppi dei controrivoluzionari per far scoppiare la guerra civile. La critica agli USA è inoltre presente nel brano “Washington Bullets”, riferendosi, oltre che a quella cubana e nicaraguense, alla vicenda cilena, che vide gli americani sostenere il generale Pinochet nel colpo di Stato contro il governo del leader comunista Salvador Allende. Non manca l’amore per la musica, espresso in brani come “Corner Soul” o “If Music Could Talk”, in cui alla denuncia sociale si aggiunge il potere delle note.
Un gruppo diventa immortale quando la sua musica parla il linguaggio del presente e i Clash l’immortalità ce l’avevano nel sangue.
 
   Pubblicato sul n° 3 de 'Il Nuovo Cittadino', novembre/dicembre
Ilaria Pantusa


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