Proprio in questi
giorni l’inarrestabile Cosmo, al secolo Marco Jacopo Bianchi, ha annunciato le
date del tour estivo di Cosmotronic, il disco uscito a gennaio per l’etichetta
romana 42 Records.
Il tour invernale
ha fatto sold out in tantissime città, compresa Roma e io l’ho visto proprio in
una di queste date, il 6 aprile scorso all’Atlantico.
Mi piacerebbe
poter dire che tutto è stato perfetto, che l’attesa è stata ampiamente ripagata
e che sono tornata a casa leggera e felice. Fosse solo per Cosmo, potrei
tranquillamente affermarlo. Il problema è che se la location non è all’altezza
dell’artista, qualcosa che ti fa storcere il naso non può mancare.
Inizia
“Bentornato” e a malapena si distinguono i primi versi della canzone, “Sei la
mia città” non sembra lei e molte altre canzoni hanno perso qualcosa durante
l’esecuzione, perché il suono arrivava distorto. Quando ho visto i video di
amici che erano presenti, ma si trovavano in altri angoli dell’Atlantico, ho
notato che invece le canzoni arrivavano in maniera più limpida e il suono era
lievemente più pulito. Insomma, bello stare nel “bordello” (e io e i miei amici
non eravamo neanche chissà quanto avanti, ma in una posizione central) e nel
clima esaltato che un concerto del genere giustamente trasmette, ma perdersi
buona parte dell’esperienza per questo motivo fa fare il sangue amaro.
Ma passiamo alle
note dolci.
Cosmo è un
perfezionista, uno che calcola tutto nel minimo dettaglio e che in quello che
fa mette l’anima. Ho seguito, tramite i social, tutti i passi che lo hanno
portato a questo tour, le interviste in cui annunciava quello che sarebbe
stato, le foto e le storie delle tappe precedenti rispetto a quella romana e l’attesa
non ha fatto altro che crescere.
Credo che nessuno
si possa ritenere deluso dalla scaletta, c’erano tante canzoni dai primi due
album e c’era tutto Cosmotronic, che dal vivo funziona ancora di più. È un
disco fatto per essere goduto nella dimensione live e questo lo provano pezzi
come “Tutto bene”, “Animali”, “L’amore” (che non a caso sono anche i miei
preferiti in assoluto), nei quali l’artista di Ivrea ha trasmesso tutto sé
stesso, facendo arrivare le sfumature emotive più profonde contenute nei brani.
Cosmo aveva anche
detto che lo show avrebbe fatto assaggiare a chi non è di Ivrea lo spirito
dell’Ivreatronic, il collettivo che nella città piemontese organizza le serate
di musica elettronica, e così è stato. Tra un brano e l’altro il buon Bianchi
si è divertito a costruire architetture sonore che hanno dilatato pezzi come
“Le voci”, trasformando il concerto in una sorta di dj set. Carismatico come
pochi, Cosmo non ha infine rinunciato a gettarsi sulla folla sulle note di
“L’ultima festa”, regalando la degna conclusione delirante ad una serata che del
delirio ha fatto la sua bandiera.
E se è vero che
“la notte farà il resto”, tutto poi è proseguito con i dj set del collettivo di
Ivreatronic e Cosmo stesso ha fatto mattina insieme agli “eroi” che sono rimasti.
Io non ero tra questi, ma questa, ahimè, è un’altra storia.
Ilaria Pantusa