La sveglia delle 5.45 è ancora memorizzata sul mio
telefono, i libri, i quaderni, gli appunti e l'agenda troneggiano sulla mia
scrivania e altri libri, appunti e quaderni gonfiano la mia borsa. Ci sono
libri e appunti persino sotto la scrivania e le verifiche svolte e corrette
riempiono un'altra borsa ancora.
Non fosse per quest'ultimo dettaglio, potrei dire che
questo somiglia al mio ultimo giorno di scuola di più di dodici anni fa. Era il
2009: io facevo la maturità, mentre le ragazzine e i ragazzini di cui sono
stata "la prof." da marzo all'altro ieri venivano al mondo o stavano
per farlo.
Non so se il ritmo delle coincidenze sia davvero un
ritmo con una sua logica, ma trovo significativo il fatto che questo con
"i 2009" sia stato il mio primo anno da docente: quando mia madre,
anche lei insegnante, ha iniziato a lavorare, io ero con lei, dentro di lei nel
suo primo giorno dietro ad una cattedra.
Un primo giorno ancestrale e primordiale, che si è
ripetuto in un ciclo di rimandi, nel rifrangersi dei giorni dentro ai giorni e
delle scelte compiute chissà quanto tempo fa in altre scelte ancora.
Oggi mi sembra di guardare dalla cima di una montagna
tutte queste eco visibili e tangibili come qualcosa di materico. Era tutto là,
in quel primo giorno di scuola di mia madre in quell'autunno del 1989, sei mesi
prima che io venissi al mondo, e c'era tutto sul finire della primavera del
2009, quando per me si chiudeva un ciclo e ne iniziava un altro e venti
ragazzini nascevano, per poi incontrarmi sul finire di un inverno di dodici
anni dopo.
È una vertigine che ne accoglie altre e ne attende
tante.
Roma, 9 giugno 2021
*Questo testo è stato scritto esattamente un anno fa,
dopo il mio primo anno da docente. Quest'anno ho fatto tante altre
esperienze e sono cresciuta moltissimo, ho addirittura superato un concorso e
il mio cuore si è spezzato innumerevoli volte, ad ogni fine di supplenza e
quindi ad ogni abbandono. Ce ne sono di cose da metabolizzare e qualcosa su
questo secondo - ultimo giorno di scuola l'ho già scritto, ma preferisco
lasciarlo lì a maturare tra le pagine, ché giugno è sì "maturità
dell'anno", ma serve la giusta distanza per rileggere emozioni così forti
e significative.
❤️❤️❤️
RispondiElimina❤️❤️❤️🩹
RispondiEliminaBel testo
RispondiElimina🌺🌺❣️
RispondiElimina❣️🌺
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