Se l'amore esisteva, viveva negli sguardi proibiti, nelle carezze nascoste, nelle parole sigillate sulla carta.
Se il sesso era unione di due corpi, ma anche di due anime, era totalità da tenere avvolta in calde coperte di lana, esplosione di energia da attenuare, sudori da tamponare immediatamente, gesti scambiati in tumultuosa fretta.
Quando l'amore si manifesta in questo Presente da cui difenderlo, lo si vuole racchiudere in un mondo enorme, eppure piccolo, eppure per due".
("Frammento di fine Aprile")
"Il pesce stava lì ed osservava la piccola cavità rocciosa che si apriva davanti a lui.
Sulle sue squame graffi e tagli. Chissà quanti pesci come lui erano sopravvissuti alla Natura e poi,
per il Destino beffardo, erano finiti sulle nostre bramose tavole.
Silenzioso e rapido, il pesce entrò nella cavità, al suo posto qualche bollicina e la trasparenza dell'acqua".
"Il senso di colpa la opprimeva. Arrivava puntuale a renderle impossibile la digestione del più piccolo e comune errore. Capitava che ripensasse continuamente a quando aveva salutato una mamma all'uscita da scuola credendo fosse quella di un suo amico e invece si era sbagliata, convinta di aver commesso un errore imperdonabile.
Soffriva profondamente quando veniva richiamata dagli insegnanti per il suo perdersi in silenziose osservazioni sui gessetti colorati e sulle scritte che ci avrebbe fatto alla lavagna solo per usarli. E lei si puniva pensandoci, riflettendoci, immaginando tutti i modi per affrontare la situazione, per farsi perdonare, fino a cadere in un circolo infinito in cui si sentiva trafitta da lame freddissime e mestamente grigie.
Pensare ossessivamente era la forma di autolesionismo da lei prediletta.
Era sicura che da un momento all'altro il suo corpo sarebbe sfumato come per magia, e di lei sarebbe rimasto l'aleggiare di un continuo pensare, che ad un attento ascolto si sarebbe sentito nel vento ed anche nel pallore della rara nebbia mattutina".
Sulle sue squame graffi e tagli. Chissà quanti pesci come lui erano sopravvissuti alla Natura e poi,
per il Destino beffardo, erano finiti sulle nostre bramose tavole.
Silenzioso e rapido, il pesce entrò nella cavità, al suo posto qualche bollicina e la trasparenza dell'acqua".
("Frammento di un giorno di Dicembre")
"Il senso di colpa la opprimeva. Arrivava puntuale a renderle impossibile la digestione del più piccolo e comune errore. Capitava che ripensasse continuamente a quando aveva salutato una mamma all'uscita da scuola credendo fosse quella di un suo amico e invece si era sbagliata, convinta di aver commesso un errore imperdonabile.
Soffriva profondamente quando veniva richiamata dagli insegnanti per il suo perdersi in silenziose osservazioni sui gessetti colorati e sulle scritte che ci avrebbe fatto alla lavagna solo per usarli. E lei si puniva pensandoci, riflettendoci, immaginando tutti i modi per affrontare la situazione, per farsi perdonare, fino a cadere in un circolo infinito in cui si sentiva trafitta da lame freddissime e mestamente grigie.
Pensare ossessivamente era la forma di autolesionismo da lei prediletta.
Era sicura che da un momento all'altro il suo corpo sarebbe sfumato come per magia, e di lei sarebbe rimasto l'aleggiare di un continuo pensare, che ad un attento ascolto si sarebbe sentito nel vento ed anche nel pallore della rara nebbia mattutina".
("Frammento di ieri, 13° giorno di Maggio")
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