24 novembre 2010

L'intelligenza che protegge dai tranelli



 
Boccaccio è affascinato dalla prontezza dell’ingegno umano e spesso, nella letteratura sia antica che moderna, simbolo di questo ingegno sono gli ebrei.
Infatti, il popolo ebraico, vittima dalla notte dei tempi delle più nefaste persecuzioni, vittima dell’antisemitismo, è visto spesso come il nemico, colui da cui diffidare, ma è anche colui che grazie alla sua saggezza riesce a cavarsela nelle situazioni più ardue.
La letteratura medievale presenta ben due esempi, con una vicenda fra l’altro molto simile. Uno proviene dal Novellino (il cui autore è sconosciuto), mentre l’altro dal Decameron.
In entrambi sono protagonisti un sultano e un giudeo, e in entrambi il sultano ha bisogno di denaro per alcuni problemi che lo affliggono, mentre il giudeo è colui che deve prestargli la moneta. Ora, sia il sultano di Boccaccio che quello del Novellino vogliono porre una trappola all'ebreo, e il prescelto, in entrambi i casi, riesce a non cadere nel tranello grazie alla sua intelligenza.
La novella di Boccaccio è ricca di particolari, sia nella trama che nella caratterizzazione dei personaggi. Infatti, Saladino il sultano è un uomo di prestigio, il quale ha speso molto per le battaglie che ha vinto e per i lussi in cui si è rifugiato. È inoltre un uomo avaro, ed è questa la ragione del tranello nei confronti di Melchisedech.
 
 
Melchisedech il giudeo è invece un usuraio di Alessandria, è ricco ed è anche “savio uomo” e grazie a questa sua dote si accorge da subito della beffa.
Il racconto contenuto nel Novellino non dà un volto ai personaggi, ma ne accenna solo le intenzioni. È tramite la conversazione che si evince l’esito positivo della vicenda.
Infatti, non c’è alcuna anticipazione riguardo le doti intellettive del giudeo, ma queste vengono fuori solo grazie a ciò che dice, alla narrazione grazie alla quale si sbriglia dal tranello.
Con la descrizione che Boccaccio fa del suo giudeo, invece, il lettore è già consapevole delle ingegnose capacità dell’uomo e quando le vede messe in azione nel racconto che egli riferisce al sultano, chi legge non se ne sorprende più di tanto. È vero che lo spazio per la narrazione è limitato, ma quel poco che le viene dedicato è fondamentale, perché aiuta il lettore a comprendere in cosa consta l’ingegnosità dell'usuraio ebreo.
E così, la semplicità del racconto contenuto nel Novellino dà l’impressione che l’intelligenza, la genialità, siano doti naturali nell’uomo, soprattutto in coloro che hanno sempre corso enormi rischi nella loro vita e si trovano di fronte ad un altro rischio, forse più grave, forse meno arduo, comunque pronti, comunque vigili.
La struttura ben più complessa della novella di Boccaccio esprime invece il fatto che dietro ogni azione che l’uomo compie c’è sempre un ragionamento, un antefatto che ha preparato l’uomo in questione alle dure prove della vita. Il giudeo, anche se capisce immediatamente che c’è il tranello, non lo dà a vedere. Prima c’è la pausa della narrazione durante la quale Boccaccio descrive i pensieri di Melchisedech, pausa che quasi rappresenta il secondo prima di iniziare a parlare, quando con un respiro si raccolgono le idee ed i pensieri e, parola dopo parola, ci si guadagna la stima, l’approvazione dell’interlocutore.
È in questi sottili particolari che l’amore di Boccaccio nei confronti dell’ingegno umano si palesa.
 
Ilaria Pantusa

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