("Morning Sun", Edward Hopper, 1952, olio su tela)
Mi ritrovo una mattina inseguita dal mio gatto in ogni cambio di scena, in ogni gesto e mi chiedo perché sono ancora sveglia con lo sguardo rivolto al passato e a ciò che è passato forse per sempre. Mi sgrido, perché i miei errori sono imperdonabili, anche quando è la Felicità la responsabile. I miei capelli sono diventati più chiari intanto e il sole è sorto come sempre accompagnato dal cinguettio degli uccelli. Ma io sono arrabbiata. Quel Passato si ripete ed ormai potrebbe essermi indifferente e potrei rinunciare a sperare che la Prossima Volta le cose saranno diverse, se non fosse per la Felicità, che dà un valore aggiunto a tutto, anche ai pezzi che perdo per strada. Fuori voci sorridenti di bambini che giocano coi nonni, il sole si alza, ma ancora non è bollente. E poi lo scorgi quel passato. Ti torna fra le mani staccandosi da un muro, lo vedi coi tuoi occhi e pensi che ti aspetti troppo dagli eventi. In questo ho sbagliato. Dovevo saperlo che un evento come quello avrebbe scatenato reazioni contrastanti, sbalzi climatici, cadute di governi, crisi economiche, guerre mondiali, l’infrangersi del vetro, vetro che avevo scambiato per un diamante, ma che in fondo sapevo non avrebbe retto alla Rivoluzione che si scatenava dentro me, quella dolce tempesta che accompagna i miei giorni più vivi. Anche il mio gatto ha preferito non disturbare la mia solitudine. Mi chiedo perché il Passato non fa altro che invaderla.
Ilaria Pantusa
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