E. Hopper, Nighthawks
Siamo nel 2010, ma l’anima del nostro tempo è ancora impregnata dell’odore di smarrimento che si respirava a pieni polmoni nel “Secolo Breve”, un Novecento fatto di crisi, di domande senza risposte, di caduta dei valori, di progresso tecnologico e regressione civile, un secolo di guerre e distruzioni di massa. Siamo nel 2010, ma la pura e semplice realtà ci dimostra come il Tempo sia solo una convenzione, un contenitore in cui le facce dei figli, dei figli, dei figli non sono altro che lancette piegate che seguono un meccanismo che si è inceppato, ed è rimasto ancorato ad un’epoca a forma di punto interrogativo.
I grandi intellettuali dell’inizio di quel secolo si sono posti delle domande a cui allora non poteva esservi risposta. Noi ne siamo gli eredi e abbiamo il compito di risolvere quei quesiti. Ma non lo faremo mai. Non lo faremo mai perché ci siamo lasciati travolgere dall’asfalto, dal cemento, dall’odore di benzina, dalle bugie, dal nostro superomismo, dai soldi. Non lo faremo mai perché noi siamo diventati quel meccanismo che ingurgita tutto e dipendiamo da esso anche se ne siamo gli artefici.
Forse una risposta a quei grandi uomini di cultura del passato l’abbiamo data, forse la risposta è il vuoto in cui ci siamo lasciati scivolare. La risposta è la staticità. Ed ecco il diagramma piatto della nostra indignazione, il diagramma piatto disegnato dai nostri non-gesti, dai nostri non-interventi, dal nostro disinteresse. Ed ecco che il meccanismo prende il sopravvento e tutto si addormenta.
Ed il nuove secolo è un nuovo secolo vecchio.
Nessun commento:
Posta un commento
Segui il blog, lascia un commento!